Il Colombaio di Santa Chiara
Non solo Vernaccia

I tre fratelli Logi
Lo scorso mese di novembre abbiamo avuto l’occasione di conoscere i fratelli Logi: Alessio, Giampiero e Stefano e d’assaggiare diversi loro vini, durante un pranzo stampa presso il BistRo di Aimo e Nadia a Milano.
Conoscevamo già l’azienda e le loro Vernaccia, avendole più volte assaggiate negli anni, non conoscevamo però la loro produzione di vini rossi e questa è stata una buona occasione per farlo.

Vigneti
Il Colombaio di Santa Chiara è un’azienda di recente fondazione, è nata infatti nel 2002, ma in pochissimi anni si è posta all’attenzione sia della critica enologica che dei consumatori per la qualità dei loro prodotti.
In realtà la famiglia Logi si è sempre dedicata all’agricoltura, dapprima come mezzadri ed in seguito, Mario, il padre dei tre summenzionati fratelli, dopo aver gestito per anni la produzione di vini di un’azienda del territorio, aveva acquistato la Pieve di San Donato, una chiesa romanica del XII secolo, la sua canonica, un altro fabbricato ed i terreni circostanti.
E’ qui che viene creata la prima cantina e prodotte le prime 5.000 bottiglie, vendute localmente.

Vigneto Vernaccia – Dettaglio
Con l’acquisizione, avvenuta nel 2010, di un vigneto di dieci ettari, l’azienda dispone attualmente di 21 ettari a vigneto suddivisi in quattro diversi appezzamenti, tredici ettari sono dedicati alla Vernaccia, sei ettari sono invece allevati a Sangiovese, uno a Merlot ed un altro a Cabernet franc, vitigno col quale si è prodotto nel 2018, la prima annata dell’ Igt Toscana “Bacicolo”.
L’azienda si trova in Località Racciano, nel comune di San Gimignano, mentre i vigneti, d’età compresa tra i 5 ed i 40 anni sono distribuiti in diverse località su suoli prevalentemente argillosi, ghiaiosi e ciottolosi ed i sistemi d’allevamento utilizzati sono il Guyot ed il Cordone Speronato.
La produzione annuale è di poco inferiore alle 100mila bottiglie -tutte certificate BIO- suddivise tra otto diverse etichette, il 40% del vino viene esportato ed i mercati principali sono Inghilterra, USA, Germania, Belgio, Svizzera, Giappone e Olanda.
Nella gestione dell’azienda è coinvolta tutta la famiglia Logi, ultimamente ad Alessio, che sin da subito s’è dedicato alla produzione dei vini unitamente all’enologo Nicola Berti, s’è recentemente affiancato il nipote Filippo, figlio di Giampiero e studente in enologia.
I vini degustati:
– Vernaccia di San Gimignano “Selvabianca” 2020
Magari fossero tutti così i vini d’ingresso di un’azienda!
Siamo infatti di fronte ad un vino con caratteristiche organolettiche tali che difficilmente si possa trovare qualcuno a cui possa non piacere.
Un vino dallo stile moderno, contemporaneo, attuale.
La prima frase che abbiamo scritto sul nostro taccuino infatti è “Che bel vino!”
Il vino è fatto molto bene anche dal punto di vista tecnico, nulla da eccepire e fa della pulizia e nitidezza dei profumi (e del gusto) il suo punto di forza.
Però…
Però tra le tre Vernaccia che abbiamo assaggiato ci è parso quello, scusate il gioco di parole “meno Vernaccia”, nel senso della cosiddetta tipicità di questo vino.
Una domanda simile “Tipicità?” ce l’eravamo posta e l’avevamo scritta anche in merito ad alcuni vini assaggiati in occasione dell’Anteprima Vernaccia di San Gimignano, lo scorso Maggio, spesso su vini che ci erano molto piaciuti e che quindi avevamo recensito, ma che, a nostro modesto parere, fuoriuscivano un poco dalle caratteristiche organolettiche che un vecchio degustatore s’aspetta da una Vernaccia di San Gimignano.
La Vernaccia di San Gimignano infatti difficilmente si presenta con un’esplosione di profumi, non possiede spiccate note fruttate, non ha in genere sentori aromatici, ma è piuttosto neutra nei suoi profumi, limitandosi spesso a sentori vegetali che rimandano al fieno, alle erbe officinali,
Queste spiccate caratteristiche organolettiche sono (in parte ) dovute al vinificazione in assoluta riduzione (ovvero senza presenza d’ossigeno) e che prevede l’utilizzo di lieviti selezionati.
Ma veniamo al vino, prodotto in 50.000 bottiglie/anno, ovvero circa la metà dell’intera produzione annuale, dev’essere quindi forzatamente un vino che piaccia ad una vasta platea di consumatori, sia italiani che stranieri, il 55% della produzione aziendale viene infatti esportata.
Le uve provengono da diversi vigneti aziendali situati su suoli di diversa natura, da quelli sabbiosi a quelli ciottolosi, l’altitudine varia dai 250 ai 360 metri slm, il sistema d’allevamento è il Cordone speronato con densità di 5.500 ceppi/ettaro e resa di 55-60 ettolitri/ha.
La fermentazione si svolge sia in vasche di cemento che in contenitori d’acciaio, il vino sosta sulle fecce fini sino al momento dell’imbottigliamento che avviene solitamente ai primi di marzo dell’anno successivo alla vendemmia.
Assaggiamolo infine questo vino di cui tanto abbiamo scritto:
Il colore è paglierino scarico.
Intenso al naso, fresco e fruttato, vi si coglie frutta tropicale e pompelmo rosa.
Dotato di buona struttura, ampio, sapido, agrumato, con un bel frutto fresco, lunghissima la sua persistenza.
Un vino di notevole qualità, prodotto in 50.000 bottiglie/anno.
Passiamo alle Altre Vernaccia prodotte:
– Vernaccia di San Gimignano “Campo della Pieve” 2019
Il vigneto è situato tra i 360 ed i 400 metri d’altitudine, su suoli di natura calcarea composti da sabbie argillose, il sistema d’allevamento è a Cordone speronato con densità di 5.500 ceppi/ettaro e la resa è di 55-60 ettolitri/ha.
La fermentazione viene condotta utilizzando lieviti indigeni e l’affinamento si svolge in vasche di cemento dove il vino sosta per oltre un anno e mezzo sulle fecce fini.
La produzione è di circa 8.000 bottiglie/anno.
Color giallo paglierino luminoso.
Discreta l’intensità olfattiva che s’esprime sulle tipiche note della Vernaccia, ovvero erbe officinali, fieno, nespole.
Fresco e verticale, sapido, dotato di buona struttura, presenta leggerissimi accenni tannici, lunga la sua persistenza.
Ed infine la Riserva, ovvero la Vernaccia di San Gimignano “L’Albereta” 2018 le cui uve provengono da un vigneto situato su suoli tufacei, collocato tra i 280 ed i 330 metri d’altitudine, allevato a Cordone speronato con densità di 5.500 ceppi/ettaro e con resa di 50-55 ettolitri/ha.
Fermentazione in botti di rovere con lieviti indigeni, affinamento per dodici mesi parte in botti di rovere (70%) e parte in vasche di cemento. Dopo l’assemblaggio il vino trascorre altri otto mesi in contenitori di cemento e quindi s’affina per un anno in bottiglia prima della commercializzazione.
Le bottiglie prodotte annualmente sono circa 7.000.
Color paglia scarico.
Di media intensità olfattiva, sentori di fieno e nespole, note evolutive che rimandano alla buccia di mela.
Fresco, verticale e decisamente sapido, elegante ed equilibrato, di buona complessità, con un bel frutto ed una lunghissima persistenza.
Ci spostiamo ora sui vini rossi:
S’inizia con il Chianti Colli Senesi Riserva “Il Priore” 2017
80% Sangiovese e 20% Canaiolo vanno a costituire questo vino le cui uve provengono da un vigneto situato tra i 330 ed i 390 metri d’altitudine, su suoli di natura calcarea composti da sabbie argillose, allevato a Cordone speronato con densità di 5.500 ceppi/ettaro e con resa di 50 ettolitri/ha.
Vinificazione in vasche di cemento con macerazione sulle bucce per un paio di settimane, l’affinamento del vino si svolge dapprima in barriques e quindi in acciaio per due anni.
6.000-7.000 le bottiglie prodotte annualmente.
Vino dal color rubino luminoso di buona profondità venato da riflessi granati.
Intenso al naso, dove cogliamo sentori floreali, leggere note aromatiche, accenni balsamici e leggermente nocciolati, un bel frutto rosso maturo e ricordi di legno.
Fresco e sapido, con bella trama tannica, asciutto, alcolico, legno percepibile sul lungo fin di bocca.
– Igt Toscana “Bacicolo” 2018
Prima annata di produzione per questo vino ottenuto da uva Cabernet franc provenienti da un vigneto situato a 360 metri d’altitudine su suolo sabbioso, calcareo, ricco di fossili marini, in questo caso s’è adottato il sistema d’allevamento a Guyot con densità di 5.000 ceppi/ettaro, la resa è bassissima, ovvero 25 ettolitri/ha.
La fermentazione si svolge in vasche di cemento con una macerazione di quindici giorni, l’affinamento del vino si protrae per 18 mesi in barrique, il 70% delle quali nuove, seguono otto mesi di sosta in bottiglia.
Solamente 1.300 le bottiglie prodotte.
Molto invitante il colore, rubino-purpureo luminoso.
Bel naso, intenso, balsamico, con leggere note speziate che rimandano al pepe ed accenni vegetali.
Strutturato, fresco, piccante/pepato, buona la sua persistenza.
Vino molto interessante, soprattutto se pensiamo che è alla sua prima annata di produzione, sarà interessante verificare come si comporterà nei prossimi anni.
Si chiude la degustazione ed il pranzo, con l’IGT Toscana Passito 2008, un Vin Santo che però non può usufruire di tale denominazione in etichetta a causa delle analisi chimiche non perfettamente in linea col disciplinare di produzione.
Ma chi se ne importa di potersi fregiare o meno di tale denominazione quando siamo di fronte ad un vino di tale qualità?!
Trebbiamo, Malvasia e Vernaccia sono i vitigni utilizzati, da vigneti situati tra i 350 ed i 390 metri slm, su suoli calcarei, sabbiosi-argillosi, il sistema d’allevamento è il Cordone speronato con densità di 5.500 ceppi/ettaro e con resa di 70-90 q.li/ ha.
le uve vengono fatte appassire su graticci prima d’essere vinificate, l’affinamento si svolge in botticelle (caratelli) da 50-70 litri per almeno cinque anni.
Color ambrato, intenso ed elegante al naso dove cogliamo sentori di frutta secca e fichi essiccati al sole:
In bocca troviamo un vino morbido, dalle leggere note ossidative, pastoso, armonico ed elegante e dalla lunghissima persistenza.
Non si poteva chiudere meglio.
Lorenzo Colombo