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InvecchiatIGP: Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore “Podium” 2013 – Garofoli

Osservando la modalità di lavorazione di questo vino ci si può stupire per la sua semplicità. Vinificazione in acciaio, affinamento per 15 mesi sulle fecce fini negli stessi contenitori e sosta in bottiglia per quattro mesi prima della commercializzazione.

Ci si chiede quindi come mai una vinificazione così semplice possa dare un vino in grado di reggere oltre dieci anni senza cedimento alcuno.

Dove sta il trucco? Se trucco c’è.

Nessun trucco, solamente raccolta delle uve a maturazione completa accuratamente selezionate da vigneti posti su suolo con abbondanza di argilla e sabbia e bassa resa per ettaro (79 q.li).
Ed ovviamente grande cura in cantina.

Sono 50 gli ettari di vigne dell’azienda Garofalo, fondata nel 1901 e gestita dalla quinta generazione della stessa famiglia, 1.300.000 le bottiglie prodotte annualmente, distribuite su sei linee produttive per un totale di 27 diverse etichette. Tra queste spiccano quelle dei Verdicchio dei Castelli di Jesi, ben cinque nella sola tipologia fermo ai quali s’aggiungono gli spumanti ed il passito.

Il vino da noi assaggiato per la rubrica InvecchiatIGP di questa settimana è il Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore “Podium” dell’annata 2013, descritto ad inizio articolo ed inserito nella Linea Selezioni

Un vino in grado di reggere il tempo in maniera impressionate, anche se il vitigno Verdicchio ci ha abituati a simili prestazioni.
Entrato in commercio per la prima volta nel 1991, se ne producono annualmente 45.000 bottiglie.

L’etichetta dice: Longevità 6-10 anni e noi siamo al limite di quanto indicato, ma dopo l’assaggio siamo più che certi che questa bottiglia avrebbe potuto essere conservata in cantina per parecchio tempo (ma non ci pentiamo affatto d’averla bevuta).

Veniamo all’assaggio:

Il colore è oro intenso, come ci s’aspetta da un vino di simile età, quello che impressiona è la vivacità e la brillantezza.
Al naso non ci appare molto intenso, l’età ha certamente smorzato la sua esuberanza, ciò che cogliamo sono sentori di frutta tropicale, d’erbe officinali e fieno di montagna, inoltre si percepiscono sentori di frutta secca, mandorle, nocciole, noci appena schiacciate.
Strutturato, succoso, sapido e balsamico, con buona vena acida e leggere note boisé, queste anche se in vino non ha mai conosciuto legno alcuno, sentori di frutta secca ed agrumi amari, lunghissima la persistenza.
Lorenzo Colombo