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Sassotondo

Fuga dalla città

Sono ormai passati più di vent’anni da quando Carla Benini e suo marito Edoardo Ventimiglia hanno deciso di lasciare Roma e di trasferirsi in quest’angolo di Maremma, a Sovana, acquistando una settantina d’ettari di terreno abbandonato, sul quale, oltre ad un edificio in pessime condizioni c’era pure un ettaro di vigneto.

Carla
, agronoma trentina, ed il marito, documentarista, si sono immediatamente appassionati alle vigne, e pian piano hanno portato la superficie del vigneto agli attuali undici ettari, l’ottanta per cento dei quali con vitigni a bacca rossa; olivi, seminativi, pascolo e bosco completano il quadro aziendale.
Il vecchio edificio è stato ristrutturato ed è ora la loro abitazione, sotto la quale è situata la cantina, scavata completamente nel tufo e che gode in maniera naturale di condizioni di temperatura ed umidità ideali, all’ingresso, un’insegna in ferro battuto riporta la data 1934.

L’azienda pratica una viticoltura attenta all’ambiente, da anni è impostata sui precetti dell’agricoltura biodinamica, anche se attualmente la certificazione è ancora “biologica”.
I vigneti, situati su suoli prettamente tufacei, sono inerbiti e si pratica la tecnica del sovescio a filari alterni; vi si trovano sia vitigni autoctoni -Carla ed Edoardo sono stati tra i primi a rivalutare il Ciliegiolo– come pure internazionali.
Troviamo quindi, oltre al già citato Ciliegiolo -dal quale si ricava il San Lorenzo, vino di punta dell’azienda-, Sangiovese, Trebbiano e Greco, ma anche Merlot, Sauvignon blanc e Teroldego, un omaggio quest’ultimo alla terra d’origine di Carla, il Trentino.
In cantina ci s’avvale della consulenza di Attilio Pagli, le vinificazioni prevedono solamente l’utilizzo di lieviti indigeni.
La prima bottiglia con marchio Sassotondo -il nome deriva da un grande masso di forma tondeggiate situato all’interno della tenuta- è del 1997, ora le etichette sono diventate una decina, e le bottiglie  prodotte annualmente sono circa 50 mila.

Siamo stati a visitare questa realtà in occasione di Vulcania a Pitigliano, a metà giugno, e Carla, dopo averci fatto rapidamente vedere il vigneto più vicino, (faceva un caldo torrido), ed dopo una rinfrescante visita alla cantina, ha iniziato a stappar bottiglie.
Ecco in rapida sintesi quant’abbiamo assaggiato:

Bianco di Pitigliano Superiore Doc “Isolina” 2011
Blend di uve Trebbiano 70%, Sauvignon 15%, Greco 5%, altre 10%, costituisce uno dei vini di punta dell’azienda, purtroppo sul sito aziendale (per la verità non molto aggiornato) non abbiamo trovato altre notizie di questo prodotto.
Il vino si presenta alla vista con un color giallo di buona intensità, quasi dorato; di media intensità olfattiva, leggermente chiuso all’inizio, elegante; alla bocca denota una buona struttura, è sapido ed al contempo morbido, buona la sua persistenza.

Un altro vino del quale poco si sa (anche di questo nessun cenno sul sito aziendale) è l’Igt Maremma Toscana Bianco “Numero dieci” 2009, prodotto con sole uve Trebbiano.
Il colore è giallo intenso; intenso e pulito al naso, con sentori macerativi di buccia di mela; le note macerative si ritrovano alla bocca, assieme ad accenni sulfurei, il vino è sapido, strutturato, tornano i sentori di mela, buona la persistenza. Interessante.

– Igt Maremma Toscana bianco “Numero sei”2011
Greco e Sauvignon in parti uguali, provenienti da vigneti impiantati nel 1995, le vinificazioni dei due vitigni vengono condotte separatamente, (il Greco s’avvale di una lunga macerazione sulle bucce), la maturazione del vino avviene in barriques, dove sosta per almeno diciotto mesi.
Si presenta con un colore molto bello, giallo dorato luminoso; pulito al naso, mediamente intenso, si colgono note mielate; asciutto al palato, leggermente tannico, sapido, si percepiscono le note macerative, buona la persistenza.

Siamo quindi passati ai due vini rossi a base Ciliegiolo:

Due le annate che ci vengono proposte dell’Igt Maremma Toscana Ciliegiolo, dove, oltre a questo vitigno troviamo anche una piccola parte (10%) di Alicante. Si tratta di un vino fresco e fruttato, concepito per essere gustato in gioventù, anche se non disdegna qualche anno di riposo in bottiglia.
I vigneti sono in parte recenti ed in part hanno più di trentacinque anni, vinificato senza aggiunta di lieviti, matura per alcuni mesi in acciaio e rimane per almeno tre mesi in bottiglia prima della commercializzazione.

Il vino del 2010 presenta un color rubino di media intensità; al naso si colgono accenni balsamici e note pepate, mentre alla bocca è fresco, asciutto, tannico, con note vegetali e buona persistenza.
Ci è maggiormente piaciuta l’annata successiva, la 2011, dove il vino ha un color rubino scarico; il naso è pulito, intenso, fresco, pepato; fresco e sapido anche alla bocca, con bella trama tannica, fruttato (ciliegia), leggere note pepate, lunga infine la persistenza.

 – Igt Maremma Toscana Rosso “San Lorenzo”
Si tratta di una selezione di uve Ciliegiolo provenienti da un vigneto di 3,5 ettari situato di fronte a Pitigliano, le viti, di oltre 35 anni d’età si trovano su suolo prettamente tufaceo.
La vinificazione avviene –come per tutti i vini aziendali- senza aggiunta di lieviti ed il vino s’affina quindi per diciotto mesi in barriques nuove.
Avevamo menzionato, nell’articolo dedicato alle degustazioni di Vulcania, al fatto di non aver potuto degustare correttamente, causa problemi di tappo, l’annata 2001, presentata in quell’occasione, ebbene, qui ci siamo rifatti, con ben tre annate storiche.

Iniziamo con la 1999, dove cogliamo un vino dal color granato; il naso è complesso, emergono i sentori terziari che rimandano al cuoio ed a leggere note animali, evoluto ma integro, molto elegante. Asciutto al palato, con sentori di rabarbaro, il tannino è ancora vivo, il tempo ha un poco smagrito la sua struttura,  mentre la persistenza è buona.
Il vino del 2000 si presenta con un color granato luminoso; pulito al naso, con leggeri accenni animali, le note fruttate sono più evidenti rispetto al vino precedente, si coglie un bel frutto rosso maturo, iniziano ad apparire leggeri accenni ossidativi. Di buona struttura, asciutto, con tannino deciso e legno percepibile, frutto rosso maturo. Più evoluto rispetto al precedente; certamente frutto di un’annata meno interessante della precedente.
Chiudiamo infine con l’annata 1997, che ci dona un vino dal color granato luminoso; elegante al naso, evoluto ma integro, si colgono note animali e di cuoio.
Intenso alla bocca, complesso, elegante, il tannino è netto ed il legno ancor presente, buona la persistenza.
Per noi il migliore dei tre, anche se il 1999 è solamente ad un soffio.
Lorenzo Colombo

Pubblicato in origine su www.vinealia.org il 14 luglio 2013

 

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  1. […] Comunque, per chi non avesse voglia d’andare a spulciarseli tutti consigliamo di leggersi almeno questo, dove si trovano numerose informazioni sull’azienda, che, di conseguenza non andiamo a ripetere, […]

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