VSQ Blanc de Blancs “Francesco Galliano” 2012 – Borgo Maragliano
Pensi a Borgo Maragliano e ti viene in mente (perlomeno viene in mente a noi) il Loazzolo, il raro vino passito da uve Moscato di Canelli la cui produzione, limitatissima, è consentita unicamente nel piccolo comune -sono meno di 400 gli abitanti- astigiano.
Circa tre gli ettari vitati, altrettanti i produttori e solamente 2.900 le bottiglie prodotte nel 2021 (più raro di così?).
Ma non è di questo che vogliamo scrivere, ma di uno tra i numerosi vini spumanti prodotti dall’azienda, principalmente con il Metodo Classico.
L’azienda nasce nel 1850, quando Giovanni Galliano acquista i primi terreni nel comune di Loazzolo.
Ora si è giunti alla quinta generazione che è rappresentata da Giovanni, Francesco e Federico (che sono anche i nomi di alcuni vini), figli di Carlo e Silvia.
L’azienda dispone di 44 ettari vitati per una produzione annuale che s’aggira sulle 365.000 bottiglie.
Il vino che andiamo ad assaggiare è frutto della vendemmia 2012 ed è stato degorgiato nel novembre 2015 e questo ci serve a capire se a distanza di otto anni dalla sboccatura il vino è ancora integro.
Si tratta del Francesco Galliano (la maggior parte dei Metodo Classico prodotti prende il nome di uno dei Galliani, abbiamo così, oltre al Francesco, anche un Federico, un Giuseppe ed un Giovanni Galliano).
E’ un Blanc de Blancs ottenuto da sole uve Chardonnay coltivate a 410 metri d’altitudine su suoli dove la componente principale è l’arenaria (68%) cè poi un 30% di terreno tufaceo ed un 2% di calcio, il sistema d’allevamento è a Guyot con esposizione ad Est e la resa per ettaro è di 55 quintali.
L’affinamento in bottiglia sui lieviti si protrae per 36 mesi.
La sua spuma è abbondante ed evanescente, luminoso il colore, tra il giallo paglierino ed il dorato scarico, molto bella l’effervescenza con bollicine numerose e molto sottili.
Elegante al naso dove si colgono sentori di nocciole tostate, lieviti, frutta gialla ed agrumi maturi (arancio).
Cremoso alla bocca, fresco e sapido, con buona vena acida, buona la sua complessità, vi troviamo accenni di polvere di caffè, leggere note tostate, agrumi, pesca gialla, lunga la sua persistenza su accenni vegetali e note di pompelmo.
Tutto bene quindi, a parte il fin di bocca leggermente amarognolo.
Peccato non averlo stappato un paio d’anni prima, crediamo che l’avremmo goduto ancor meglio.
Lorenzo Colombo