Il Nerello Mascalese e le bollicine dell’Etna
La scorsa settimana, per la rubrica Garantito IGP, abbiamo pubblicato un articolo -scritto da Carlo Macchi– che tratta lo stesso tema e la medesima degustazione.
Quello che segue non vuol’essere e non è una fotocopia del Garantito IGP, ma, oltre a dare alcune informazioni sulla zona, sulla denominazione e sul vitigno esprime l’opinione di ioeilvino sui vini degustati.
La viticoltura sull’Etna
La zona etnea costituisce un capitolo a sé rispetto al resto della viticoltura dell’isola.
Qui cambia tutto rispetto al resto della Sicilia, il clima, i suoli ed anche i vitigni che spesso sono specifici di questa zona, Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio e Carricante trovano qui il loro habitat ideale e conferiscono ai vini un’unicità non riproducibile altrove.
Molto probabilmente questa è stata una delle prime zone, se non la prima dove i coloni greci hanno messo a dimora le prime vigne, a partire dall’VIII secolo a.C.; verso la fine dell’Ottocento la provincia di Catania risultava la più vitata di tutta la Sicilia, con ben 90.000 ettari, la fillossera nel giro d’una ventina d’anni determinò la prima riduzione portando la superficie vitata a meno della metà.
Occorre inoltre tener conto delle periodiche eruzioni del vulcano che hanno contribuito a restringere l’areale di produzione che ora si sviluppa a semicerchio tutt’attorno alla pendici del vulcano da Nord a Sud, escludendo la zona occidentale ed interessando il territorio di 20 comuni e di 133 Contrade.

Vigneti sotto la neve
Importanti per la caratterizzazione dei vini qui prodotti sono i suoli la grande maggioranza dei quali di natura vulcanica seppur con caratteristiche diverse, mentre la parte rimanete è di natura alluvionale, anche i microclimi cambiano molto da una zona all’altra essendo grande la variabilità in termini di esposizione, d’altitudine, di piovosità, ventilazione, ed escursione termica tra giorno e notte che può anche superare i 20°C.
Le forme d’allevamento utilizzate sono il tradizionale Alberello a volte ancora con viti franche di piede, ma nei nuovi impianti viene molto usato il Cordone speronato, spesso doppio.
Il versante Nord è quello che vanta il maggior numero di produttori, è caratterizzato da minori pendenze rispetto agli altri versanti e da una notevole escursione termica, i vigneti si spingono sino agli 800 metri d’altitudine e le uve più coltivate sono il Nerello Mascalese ed il Carricante.
Il versante Est è in genere più ripido, caratterizzato da una maggior piovosità e da una ventilazione costante, qui la vite si spinge sino ai 900 metri d’altitudine ed il vitigno Carricante è più diffuso rispetto al Nerello Mascalese.
Nel versante Sud-Est troviamo le vigne più alte che a volte superano i 1.000 metri d’altitudine molte delle quali allevate ad Alberello, qui si sente molto l’influenza del mare.
le precipitazioni in questi primi tre settori possono raggiungere i 1.200 mm annui.
Il versante Sud-Ovest è quello che può vantare il clima più caldo, meno piovoso, con circa 600 mm di precipitazioni annui e con maggior luminosità, le viti possono arrivare sino ai 1.000 metri d’altitudine, oltre a Nerello Mascalese e Carricante qui è molto diffuso anche il Nerello Cappuccio.
Il Nerello Mascalese

Foto tratta dal sito www.greenwine.it
Il Nerello Mascalese è un vitigno poco diffuso, nel mondo se ne contano 1.805 ettari (dati Which Winegrapes are Grown Where? relativi al 2016), si trovano tutti in Italia e (quasi) tutti (1.704 ettari) in Sicilia, mentre una novantina d’ettari sono presenti in Calabria.
I dati forniti dall’ISTAT, che però sono relativi al censimento del 2010, parlano di 2.883 ettari e se analizziamo l’evoluzione della sua superficie vitata nel corso degli anni vediamo che il vitigno ha continuamente perso terreno, seppur con differenti velocità.
Il censimento del 1970 evidenziava una superficie vitata di 14.246 ettari, che nel 1982 erano scesi a 12.738 ettari ed a 12.269 nel 1990, nei dieci anni successivi la sua superficie vitata è precipitata, infatti nel 2000 se ne contano 4.387 ettari per giungere, come sopra evidenziato ai 2.883 ettari del 2010, dopo di che diventa difficile capire a quanto ammonti realmente l’estensione vitata del vitigno se non basandosi unicamente sui dati forniti dal Which Winegrapes are Grown Where?, ovvero sui 1.805 ettari.
Un aiuto però ce lo può fornire l’analisi delle barbatelle prodotte nel corso degli ultimi anni, dove si vede chiaramente che la richiesta per questo vitigno è in netta crescita, superando il milione di pezzi nel 2019. (Vedi grafico sottostante tratto dal sito del Registro Nazionale delle Varietà di Vite )
Il vitigno può essere utilizzato in nove denominazioni siciliane ed in 16 vini ad Igt tra Sicilia e Calabria.
In Sicilia trova il suo habitat naturale sulle pendici dell’Etna dove può essere considerato il vitigno principe, questa zona negli ultimi anni sta suscitando un notevole interesse, soprattutto per quanto riguarda la denominazione Etna, basta verificare l’andamento produttivo della Doc passato dai 12.000 ettolitri del 2011 ai 40.600 dell’annata 2018, un incremento di ben il 338% in soli sette anni.
La Doc Etna
Prima denominazione -in ordine di tempo- siciliana, la denominazione Etna ha visto la luce nel lontano 1968 ed autorizza la produzione di vini bianchi, rossi, rosati e spumanti, per quest’ultima tipologia -riconosciuta unicamente nel 2011– che può essere prodotta solo tramite rifermentazione in bottiglia (Metodo Classico), con una sosta sui lieviti di almeno 18 mesi, sono previste sia la tipologia bianco che quella rosato, il vitigno principale è il Nerello Mascalese la cui percentuale minima dev’essere d’almeno il 60%.
La superficie vitata (rivendicata) della denominazione nel 2020 risulta essere di poco superiore ai 1.100 ettari (erano 908 ettari secondo i dati ISMEA nel 2018), gestiti da 383 produttori, la produzione imbottigliata è stata, sempre nel 2020, di poco inferiore ai 30.000 ettolitri, così suddivisi: 16.000 hl Etna Rosso, 9.000 hl Etna Bianco, 2.500 hl Etna Rosato e 1.400 hl Etna Spumante.
Per la valorizzazione e per accrescere la conoscenza dei vini prodotti sul più grande vulcano europeo, il Consorzio Tutela dei Vini Etna Doc ha organizzato una serie di tre degustazioni in video-collegamento dedicate alla stampa duranti i quali sono state (e saranno) presentate le principali tipologie rientranti nella denominazione etnea.
Il primo incontro dedicato ai vini rossi “Le declinazioni di Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio nei 4 diversi versanti: focus sui rossi Etna DOC” si è tenuto giovedì 25 marzo, il secondo incontro riservato agli spumanti “Bollicine Etna DOC: il Nerello Mascalese, un vitigno dalle grandi potenzialità in 6 diverse interpretazioni” ed al quale abbiamo avuto il piacere di partecipare, si è svolto giovedì 11 aprile, mentre l’ultimo incontro “Il Carricante nei 4 versanti: un’esplosione di freschezza e sapidità che forgia l’identità dei bianchi Etna DOC” si terrà giovedì 29 aprile.
L’incontro dell’11 aprile, coordinato da Antonio Paolini, ha visto la presenza del direttore del Consorzio Maurizio Lunetta e della presidente dell’Associazione Strade del Vino dell’Etna, nonché produttrice, Gina Russo.
Lunetta ha fornito alcuni dati relativi alla viticoltura etnea che abbiamo sopra riportati, in quanto alla superficie vitata il Consorzio ha messo in atto il blocco degli impianti per i prossimi tre anni ed ha anticipato la proposta di modifica del disciplinare di produzione che vorrebbe portare la percentuale minima di nerello mascalese, nella produzione degli spumanti, all’80%. (Come si può notare dai vini degustati il suddetto vitigno è stato utilizzato in purezza).
Durante il collegamento abbiamo avuto la possibilità di degustare sei vini presentati in bottiglie anonimizzate, questo tipo di degustazione è quello che preferiamo in assoluto, non essendo sottoposti ad alcun tipo di condizionamento dato dalla conoscenza dei vini in assaggio, quindi per evitare anche la pur minima possibilità di riconoscere i vini abbiamo fatto togliere, prima di versarli nel bicchiere i capsuloni e ce li siamo fatti stappare.
Messi i vini in queste condizioni ci siamo quindi permessi d’esprimere una valutazione numerica (ovviamente personale) degli stessi.
Ecco quindi le nostre impressioni su quanto assaggiato, tutti i vini rientrano nella tipologia Brut.
(L’elenco dei vini ci è stato fornito a fine degustazione).
Buona in tutti i vini l’effervescenza, parametro che quindi tralasciamo di descrivere.
– Campione n.1 – Etna Spumante DOC “Gaudensius” Blanc de Noir – Firriato
Nerello Mascalese in purezza, vigneti situati in Contrada Verzella, Contrada Imbischi e Contrada feudo, nel comune di Castiglione di Sicilia (Versante Nord) a 650 metri d’altitudine, le vigne hanno un’età tra i 34 ed i 45 anni e sono allevate a cordone speronato bilaterale con densità di 3.500 ceppi/ettaro e con resa di 50 q.li/ha.
La vendemmia s’effettua verso la fine di settembre, la rifermentazione in bottiglia prevede una sosta sui lieviti di oltre 32 mesi.
60.000 le bottiglie prodotte con dosaggio di 6 gr/litro.
Color verdolino-paglierino scarico luminoso.
Buona l’intensità olfattiva, vi ritroviamo sentori di lieviti, d’agrumi, un bel frutto bianco fresco, note floreali ed accenni di nocciole tostate e di fiori secchi.
Fresco e decisamente sapido, di buona intensità, agrumato, note citrine, con bella vena acida e leggeri accenni vegetali e tostati, buona la sua persistenza. 85/100
– Campione n.2 – Etna Spumante DOC Brut “Re Befè” – Azienda Vitivinicola Al-Cantàra®
Annata 2016 – Sboccatura maggio 2020
Nerello Mascalese in purezza da vigneti situati a 620 metri d’altitudine nelle Contrade Feudo Sant’Anastasia e Calderara del comune Randazzo (Versante Nord), le vigne hanno 12 anni d’età e sono allevate a doppio cordone speronato con densità di 6.000 ceppi/ettaro e con resa di 60 q.li/ha.
Vendemmia a fine settembre, dopo la fermentazione alcolica effettuata in vasche d’acciaio il vino s’affina per sei mesi sulle fecce prima d’essere imbottigliato per la rifermentazione, sono almeno 36 i mesi di sosta sui lieviti ai quali seguono ulteriori sei mesi di riposo in bottiglia dopo la sboccatura.
La produzione è di 1.320 bottiglie ed il dosaggio di 4 gr/litro.
Color paglierino-verdolino.
Fruttato al naso, frutta bianca, pesca e mela, accenni tostati e di limone maturo.
Fresco e sapido, con bella vena acida, note vegetali d’erbe officinali, agrumi e frutta secca, chiude leggermente amarognolo. 83-84/100
– Campione n.3 – Etna Spumante DOC Blanc de Noir 36 Mesi – Nuzzella
Nerello Mascalese in purezza, sboccatura ottobre 2020
I vigneti sono situati sul versante Nord-Est, in comune di Piedimonte Etneo, a 550 metri d’altitudine, allevate a doppio cordone speronato le viti hanno 30 anni d’età, la densità d’impianto è di 5.000 ceppi/ettaro e la resa di 50-60 q.li/ha.
Vendemmia nella prima decade di settembre, sosta sui lieviti in bottiglia per 36 mesi.
1.400 le bottiglie prodotte.
Giallo paglierino di discreta intensità.
Bel naso, intenso e di discreta complessità, tostato, accenni di miele e di fiori di tiglio.
Di buona struttura, sapido, con spiccata vena acida, vi ritroviamo le note tostate unite a sentori vegetali e d’agrumi maturi, chiude leggermente amarognolo.
L’abbiamo preferito al naso. 83-84/100
– Campione n.4 – Etna Spumante DOC Saxanigra – Azienda Vitivinicola Destro
Nerello Mascalese in purezza, annata 2014, sboccatura novembre 2020, 8gr/litro il dosaggio.
Le vigne, di 18 anni d’età, si trovano sul versante Nord in Contrada Montelaguardia, nel comune di Randazzo, sono collocate tra i 730 ed i 750 metri d’altitudine e condotte a doppio cordone speronato.
La rifermentazione in bottiglia prevede una sosta sui lieviti di almeno 36 mesi ai quali ne seguono ulteriori quattro di riposo dopo la sboccatura.
Tra le 7.000 e le 12.000 le bottiglie prodotte annualmente.
Color giallo paglierino luminoso di media intensità.
Bel naso, elegante, fruttato, note d’agrumi accenni affumicati, d’erbe aromatiche e di lieviti.
Fresco, sapido e verticale, di buona eleganza, bell’effervescenza, con un bel frutto (pesca) e leggeri accenni tostati e di frutta secca, lunga la sua persistenza. 88/100
– Campione n.5 – Etna Spumante DOC Sosta Tre Santi Brut Millesimato – Tenute Nicosia
Nerello Mascalese in purezza, annata 2017, sboccatura novembre 2020.
Le vigne si trovano in comune di Tre Castagni, sul versante sud-est del vulcano, sono situate in diverse contrade, tra le quali Monte Gorna, tra i 650 ed i 750 metri d’altitudine, allevate a cordone speronato hanno un’età media di 18 anni, la densità d’impianto è di 6.000 ceppi/ettaro e la resa di 60 q.li/ha.
Vendemmiate tra la fine di settembre e l’inizio d’ottobre vengono pressate con una resa tra il 50% ed il 60%, la fermentazione si svolge in vasche d’acciaio dove il vino rimane sino a primavera quando viene imbottigliato per la rifermentazione, rimane quindi sui lieviti per 30 mesi.
Sono 18.000 le bottiglie prodotte annualmente.
Giallo paglierino mediamente intenso.
Naso un poco compresso, frutto giallo maturo, arancio e mandarino ed erbe officinali.
Fresco e verticale, con acidità tagliente, un poco magro, chiude con leggera nota tostata amarognola. 84/100
– Campione n.6 – VSQ Mon Pit Blanc de Blancs Brut – Cantine Russo
Annata 2016, sboccatura 2019.
Qui tutto cambia, non siamo di fronte ad un Etna Doc (non è presente infatti il Nerello Mascalese), ma ad un VSQ (Vino Spumante di Qualità) prodotto con Carricante (80%) e Catarratto (20%), uve comunque tipiche del territorio etneo, soprattutto la prima, va da se che già alla vista (ma in seguito anche al naso ed alla bocca) le sensazioni percepite completamente diverse rispetto ai precedenti vini.
Siamo nuovamente sul versante Nord-Est, nella frazione Solicchiata del comune di Castiglione di Sicilia, e precisamente in Contrada Crasà, a 750 metri d’altitudine, le vigne, allevate a spalliera, hanno dai 30 ai 40 anni d’età e danno una resa di 70-80 q.li/ettaro-
Vendemmia a metà settembre, sosta sui lieviti in bottiglia per 24 mesi, bottiglia prodotte circa 15.000, dosaggio 6 gr/litro.
Color giallo tendente al dorato.
Intenso al naso, erbe officinali, frutta secca ed agrumi, accenni di miele di castagno.
Buona sia la struttura che la complessità, sapido, tostato, evoluto, agrume maturo, lunga la sua persistenza. 86/100
Considerazioni finali:

Mappa provenienza campioni
Come specificato, nella parte riguardante la denominazione, la tipologia “Spumante” è stata ammessa dal disciplinare solamente una decina d’anni fa, e questo, alla luce degli assaggi effettuati, si traduce in un’eterogeneità ed una notevole variabilità tra i vini presentati.
Trascurando il campione numero 6, che per ovvie ragioni non può essere confrontato con gli altri, abbiamo trovato cinque vini e cinque diverse interpretazioni.
Questo è un bene o un male?
Guardando l’esiguità della produzione che raggiunge solamente le 150.000 bottiglie, suddivise tra 24 produttori, il problema “Riconoscibilità” o chiamiamola pure “Tipicità” a nostro parere non si pone, perlomeno in questo momento.
Metà di queste bottiglie sono prodotte dalle cinque aziende delle quali abbiamo degustato i vini, seppure con enormi differenze tra loro (1.320 bottiglie per Al-Cantàra, 60.000 per Firriato), quindi le rimanenti 19 aziende si suddividono circa 75.000 bottiglie.
Nota: dai dati forniti dal Consorzio le bottiglie dell’annata 2020 dovrebbero ammontare a poco meno di 187.000.
Va da sé che con questi numeri il mercato può essere unicamente locale, o poco più.
Il discorso cambia se la produzione dovesse crescere in modo deciso, anche se non crediamo che più di tanto ciò possa avvenire, in quel caso una maggiore omogeneità dei vini, intesa come riconoscibilità, non certamente come omologazione, sarebbe auspicabile.
Lorenzo Colombo