Il Sangiovese a Félsina
Quarant’anni di Fontalloro e Rancia
Una doppia mini-verticale parallela, effettuata presso l’Osteria al Coniglio Bianco, a Milano, ci ha permesso di approfondire la visione del Sangiovese – vitigno che costituisce il 90% della superficie vitata- a Félsina.
Tre annate di Rancia ed altrettante -le stesse- di Fontalloro, due vini che compiono entrambi i 40 anni dalla loro prima vendemmia, prodotti con uve Sangiovese in territori diversi.
Prima però abbiamo potuto apprezzare in accompagnamento all’aperitivo il VSQ Metodo Classico Brut S.T. 10 anni, dove S.T. stà per Sboccatura Tardiva.
Viene prodotto tramite un curioso blend tra 60% Sangiovese, 20% Pinot nero e 20% Chardonnay, provenienti da vigneti situati nel comune di Castelnuovo Berardenga, allevati a Guyot.
Il tiraggio è stato effettuato nell’aprile del 2011 e la sboccatura è avvenuta dopo 120 mesi di sosta sui lieviti.
Un vino decisamente sapido e verticale, ampio, che s’esprime con un bel frutto giallo nitido, con sentori di mela e ricordi di lieviti e con una persistenza lunghissima.
Un vino che ci è piaciuto molto.
Prima della doppia verticale è opportuno fornire alcune sintetiche informazioni relative a quest’azienda la cui storia moderna inizia nel 1966, quando viene acquistata dall’imprenditore Domenico Poggiali che, unitamente al figlio Giuseppe punta sin da subito sul Sangiovese, vitigno assai diffuso anche nella natia Romagna.
Negli anni ’90 entra in gioco Giovanni, figlio di Giuseppe, che attualmente guida l’azienda.
Situata a Castelnuovo Berardenga, al confine meridionale della Docg Chianti Classico, Félsina vanta vigneti anche all’interno della Docg Chianti Colli Senesi oltre a disporre di diversi oliveti.
La doppia verticale parallela
Chianti Classico Riserva “Rancia” Docg
Il Rancia prende il nome dal podere attiguo a un antico monastero benedettino, nella zona di Poggio a Rancia.
I vigneti, situati su terreni calcarei, caratterizzati da presenza di alberese e galestro, si trovano nella sua parte più alta, tra i 400 e 420 metri d’altitudine e sono esposti a Sud-Ovest, la densità è di 5.400 ceppi/ettaro e il sistema di potatura è a Cordone speronato.
Negli impianti più recenti sono state utilizzate le marze frutto delle selezioni massali effettuate all’interno del vecchio vigneto di Rancia.
Dopo un’accurata selezione in vigna le uve vengono pigiate e diraspate, la fermentazione, con una macerazione di 2/3 settimane, s’effettua in vasche d’acciaio, il vino si affina quindi in barrique di primo e secondo passaggio per 18-20 mesi dopo di che seguono ulteriori 6-8 mesi di riposo in bottiglia.
Igt Toscana Fontalloro
Il Fontalloro viene commercializzato come Igt Toscana poiché le uve, Sangiovese in purezza, provengono da tre distinti vigneti, solamente uno dei quali (quello che dà nome al vino) è situato all’interno del territorio della Docg Chianti Classico mentre gli altri due si trovano all’interno della denominazione Chianti Senesi
Ovviamente cambiano i suoli, ne troviamo infatti di rocciosi e calcarei, sabbiosi, ciottolosi, limosi e composti da sedimenti marini, l’altitudine dei vigneti varia dai 330 ai 407 metri slm.
Dopo la vinificazione, il vino s’affina in barrique di rovere francese in parte nuove per circa 20 mesi.
I vini
Annata 2019
– Rancia – Molto bello il colore, rubino luminoso e trasparente di media intensità.
Naso di buona eleganza, vi cogliamo le tipiche note del vitigno, frutto rosso leggermente selvatico, leggeri e rinfrescanti accenni vegetali, note balsamiche, accenni vanigliati, leggeri sentori di sottobosco umido.
Dotato di buona struttura e di buon equilibrio, succoso, buona la trama tannica e bella la vena acida, legno ben dosato, lunga la persistenza.
– Fontalloro – Il colore è simile al vino precedente, solamente un poco più intenso.
Leggermente minore invece l’intensità olfattiva, il frutto tosso appare un poco più maturo, anche qui si colgono accenni di note umide.
Strutturato, con tannino importante, spezie dolci, legno percepibile ma non fastidioso, lunga la sua persistenza su sentori di radici e di bastoncino di liquirizia.
Vino più immediato rispetto al precedente, anche se con unna trama tannica più pronunciata.
Annata 2015
– Rancia – Color rubino luminoso e trasparente, non molto intenso.
Buone sia l’intensità olfattiva che l’eleganza, frutto rosso dolce, accenni floreali, note balsamiche.
Bel frutto e bell’equilibrio complessivo, accenni piccanti, buona trama tannica, lunga la persistenza su sentori di radice di liquirizia.
– Fontalloro – Rubino luminoso, più intenso rispetto al Rancia.
Intenso al naso, bel frutto rosso maturo, spezie dolci, humus, sottobosco umido.
Dotato di buona struttura, succoso, accenni piccanti, pepato, asciutto, con tannino ben integrato.
Annata 2009
In entrambi i vini abbiamo notato intensità, profondità e tonalità di colore assai diversi dai precedenti vini, cosa che ci ha assai incuriositi.
– Rancia – (La prima bottiglia è stata cambiata poiché non si presentava in perfetta forma)
Intenso il colore, rubino luminoso, quasi purpureo.
Buona l’intensità olfattiva, balsamico, elegante, frutto rosso dolce maturo e dolce, ciliegia, prugna, spezie dolci.
Dotato di buona struttura, asciutto, con bella trama tannica, sentori di radice di liquirizia sulla lunga persistenza.
– Fontalloro – Molto bello il colore, profondo e luminoso, unghia purpurea.
Buona l’intensità olfattiva, come pure l’eleganza, balsamico, spezie dolci.
Discreta la struttura, asciutto, sentori di legno dolce, un poco evoluto.
L’abbiamo preferito al naso.
Per concludere in bellezza ecco il Vin Santo del Chianti Classico 2015 dal colore ramato luminoso.
Intenso ed ampio al naso, elegante, dove si colgono sentori di uva passa e fichi al forno.
Fresco alla bocca, dolce non dolce il che lo rende assolutamente non stucchevole ma al contempo morbido, lunga la sua persistenza.
Viene prodotto con uve Trebbiano, Malvasia e Sangiovese provenienti dai vigneti Valli e Poggiolo, situati a Castelnuovo Berardenga e messi a dimora nel 2000 utilizzando marze selezionate dai vigneti degli anni Settanta e Ottanta, il sistema d’allevamento è il Guyot con densità di 5.400 ceppi/ettaro.
I grappoli, dopo essere stati accuratamente selezionati vengono posti ad appassire su graticci, dove rimangono almeno sino al mese di dicembre ed anche oltre in alcune annate.
Una volta pigiate le uve il mosto viene posto in caratelli di rovere da 100 litri con una “madre” frutto degli anni precedenti, che dopo essere stati sigillati rimangono nella vinsantaia per sette anni prima dell’imbottigliamento, segue una sosta in bottiglia per almeno sei mesi prima della commercializzazione.
Lorenzo Colombo