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ORV: Convergenza (quasi) totale

Ci ritroviamo, a qualche mese di distanza, a scrivere nuovamente in merito alla rete d’impresa ORV (Oltre le Radici della Vite), avevamo infatti avuto l’occasione di parlarne e d’assaggiare i loro Orvieto Doc dell’annata 2020 nei primi giorni dello scorso settembre (vedi) in occasione di una nostra visita presso l’azienda Palazzone.

Ora abbiamo avuto l’opportunità di approfondire la conoscenza con i cinque produttori durante un pranzo stampa a Milano, presso il Ristorante Il Liberty, dove, oltre a riassaggiare i vini del 2020, abbiamo potuto anche verificarne la durata nel tempo con la degustazione dei vini dell’annata 2014.

Nel precedente articolo avevamo pubblicato il manifesto d’intenti di ORV, nel quale, per esprimere al meglio il seppur variegato “terroir” orvietano, i produttori avevano concordato di redigere un disciplinare interno più rigido di quello ufficiale della Doc Orvieto, il quale permette di utilizzare, oltre il 60% obbligatorio di Grechetto e/o Trebbiano (Procanico) un 40% di altri vitigni a bacca bianca consentiti nell’ambito regionale.
Ecco quindi che in un punto del manifesto si recita testualmente: “E’ solo rimettendo al centro i vitigni tradizionali che i nostri vini possono rappresentare i propri valori individuali.
Il che si traduce nella messa al bando nei loro Orvieto dei vitigni internazionali, sin’ora utilizzati, seppur in percentuali minoritarie, da alcuni di loro e all’impiego, nella percentuale consentita, dei tradizionali Drupeggio, Verdello e Malvasia toscana.

Il riassaggio, a distanza di pochi mesi dei vini dell’annata 2020 non ha dato molte sorprese, più o meno, con piccole differenze dovute alla diversa bottiglia, abbiamo ritrovato le stesse caratteristiche organolettiche, ma una cosa che non avevamo notato in precedenza ci ha colpito.

La fotografia è di Alessandro Franceschini

Ovvero il diverso approccio nella chiusura dei loro prodotti, cinque vini e cinque diverse tappature (da qui il titolo del nostro pezzo “ORV: Convergenza (quasi) totale”).
Si va quindi dal sughero monopezzo di Neri al sughero tecnico (in questo caso Diam) di Palazzone, dall’utilizzo di tappi sintetici, Nomacork Select Green 100 nel vino di Tenuta Le Velette e  Ardeasel in quello di Madonna del Latte ed infine al tappo a vite nel caso di Sergio Mottura.
E la cosa interessante è che ciascun produttore è fermamente -e logicamente- convito della propria scelta.

Nel loro insieme questi cinque produttori rappresentano unicamente una goccia nel mare dell’Orvieto Doc, tra tutti infatti riescono a produrne circa 250mila bottiglie a fronte di una produzione totale della denominazione di oltre 10.300.000 bottiglie nel 2020, secondo i dati forniti da Valoritalia.

Ma veniamo ai vini, elencati in ordine di servizio (per le descrizioni dei vitigni utilizzati, dei suoli sui quali sono coltivati e delle modalità produttive vi rimandiamo al succitato articolo).

Annata 2020

 – Madonna del Latte – Classico Superiore
Color verdolino scarico luminoso.
Mediamente intenso al naso, fresco, verticale, minerale, vi si colgono sentori di frutta a polpa bianca, mela, pesca bianca ed accenni d’erbe officinali.
Fresco e succoso alla bocca, sapido, dotato di buona verticalità, vi ritroviamo sia la frutta a polpa bianca come pure le erbe officinali, buona la sua persistenza.

Cantine Neri – Classico Superiore “Ca’ Viti”
Giallo paglierino di buona intensità.
Al naso frutto giallo maturo, pesca gialla, accenni d’erbe officinali.
Dotato di buona struttura, morbido e sapido, con un bel frutto giallo ed una buona persistenza.

 – Tenuta Le Velette – Classico Superiore “Lunato”
Color giallo paglierino luminoso.
Di buona intensità olfattiva, fresco e verticale, elegante, sentori d’erbe officinali.
Strutturato, sapido, con un bel frutto venato da leggere note piccanti di zenzero, sentori d’erbe officinali e buona persistenza.

Sergio Mottura – “Tragugnano”
Giallo paglierino luminoso.
Mediamente intenso al naso, frutta a polpa gialla fresca, erbe officinali.
Fresco al palato presenta note vegetali e leggeri accenni tannici, discreta la sua persistenza.

 – Palazzone – Classico Superiore “Terre Vineate”
Color paglierino luminoso.
Mediamente intenso al naso, accenni di fieno e d’erba secca.
Di buona struttura, fresco ed asciutto, presenta leggere note piccanti di zenzero, buona la sua persistenza.

Annata 2014 (La sequenza del servizio dei vini rispetta quella dell’annata 2020)

Annata non certo facile la 2014, spesso denigrata per il suo andamento climatico, ma che, a distanza di alcuni anni è in grado di proporci non certamente vini strutturati, ma sicuramente eleganti, soprattutto nel loro delicati profumi.
Nel caso dei nostri vini le differenze si accentuano andando a fornirci sensazioni organolettiche, sia olfattive, come gusto-olfattive piuttosto differenti, con un fil rouge che li accomuna dato dalla più o meno accentuata nota d’idrocarburi.

Madonna del Latte – Classico Superiore
Paglierino luminoso.
Bel naso, elegante, presenta sentori di canditi, frutta a polpa gialla unitamente ad accenni idrocarburici.
Le note idrocarburiche si colgono anche alla bocca, dove troviamo un vino dotato di grande freschezza e dalla notevole eleganza, dove si coglie la frutta tropicale.
Abbiamo trovato questo vino molto diverso dagli altri quattro e ci e piaciuto moltissimo.

 – Cantine Neri – Classico Superiore “Ca’ Viti”
Color giallo dorato luminoso.
Al naso sentori di frutta a polpa gialla e note idrocarburiche.
Accenni idrocarburici anche alla bocca, frutto giallo maturo, note tropicali, lunga la persistenza su accenni piccanti.

Tenuta Le Velette – Classico Superiore “Lunato”
Molto bello il colore, giallo dorato luminoso.
Intenso al naso, note idrocarburiche, frutta a polpa gialla matura, pesca gialla, albicocca, note tropicali di frutta disidratata, accenni affumicati.
Mediamente strutturato, presenta leggere note tostate e buona persistenza.
Anche in questo caso troviamo un vino con caratteristiche particolare e piuttosto diverso dagli altri.

 – Sergio Mottura – “Tragugnano”
Color paglierino luminoso di buona intensità.
Evoluto al naso, note dolci, balsamico, legno dolce, sentori d’idrocarburi.
Anche alla bocca troviamo un vino piuttosto evoluto, dove emerge il frutto giallo unitamente ai sentori d’idrocarburi, buona la sua persistenza.

Palazzone – Classico Superiore “Terre Vineate”
Giallo paglierino luminoso.
Mediamente intenso al naso dove cogliamo sentori d’erbe officinali e di frutta secca.
Mediamente strutturato, asciutto e sapido, con accenni tannici.
Lorenzo Colombo