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Ritorno, l’Etna Bianco di Sassotondo

Edoardo Ventimiglia e Aldo Lorenzoni

Abbiamo più volte scritto in merito ai vini prodotti dalla coppia Carla Benini/Edoardo Ventimiglia, l’ultima volta è stato ad inizio ottobre, quando abbiamo avuto l’opportunità d’assaggiare un notevole numero dei loro vini (vedi), soprattutto di quelli a base Ciliegiolo, vitigno che deve in buona parte a Sassotondo la sua rinascita.

Questa volta però non andiamo a scrivere in merito ai vini prodotti nel cuore della Maremma, ma di un vino che proviene dalla Sicilia e precisamente dall’Etna.

Si tratta dell’Etna Bianco Superiore Doc “Ritorno” 2021, prodotto con uve Carricante provenienti dalla Contrada Caselle, una delle più prestigiose contrade etnee, situata sul versante Est del vulcano, nel comune di Milo, e precisamente dal foglio 19, particella 117.

Ma cosa c’entrano Carla e Edoardo con l’Etna?

C’entrano eccome. Ma cominciamo dall’inizio.

Mappa Vulcania

Il nonno di Edoardo, Gaetano Ventimiglia, era di origini catanesi, ha collaborato, come direttore della fotografia con celebri registi del passato, tra i quali Hitchcock ed è stato fondatore, allenatore e giocatore della squadra di calcio del Catania, il nome del vino è quindi un “Ritorno” alle origini.

Ma questo non è l’unico legame che Edoardo ha con la Sicilia, infatti Sassotondo è una delle aziende che sin dall’inizio ha partecipato alle varie edizioni di Vulcania (poi diventato Volcanic Wines) l’evento itinerante ideato dal “vulcanico” Aldo Lorenzoni, direttore del Consorzio Vini Soave (e non solo).
Tra le viarie sedi nelle quali si è svolto questo evento, al quale più volte abbiamo partecipato, c’è appunto Milo e qui Carla e Edoardo hanno scoperto le potenzialità di questo territorio vulcanico  da cui l’idea di produrci un vino.

E così il cerchio di chiude con appunto un “Ritorno”.

Il vino
Etna Bianco Superiore DOC 2021
Il vigneto di cui accennavamo è di proprietà degli Eredi Di Maio, vignaioli dal 1867 e la creazione di questo vino è dovuta alla collaborazione di Carla e Edoardo con l’enologo valdostano (trapiantato in Sicilia) Federico Curtaz.

La fermentazione si svolge in vasche d’acciaio, mentre l’affinamento avviene in due tonneaux da 300 litri, l’imbottigliamento è avvenuto lo scorso primo settembre.

Il colore è paglierino-verdolino scarico, luminoso.
Intenso e pulito al naso dove presenta note aromatiche e sentori d’uva.
Fresco, sapido e verticale, vi ritroviamo i sentori aromatici (che comunque sono più percepibili al naso), asciutto, quasi tannico, lunga la sua persistenza.

Di questo vino ne sono state prodotte unicamente 200 magnum -più alcune bottiglie da utilizzare per eventi promozionali, come quella che è servita a farcelo conoscere- tappate parte con sughero e parte con tappi a vite.
I proventi della vendita di queste magnum, curate da Proposti Vini, che è il distributore nazionale di Sassotondo, serviranno per sostenere la ricerca dell’Università di Catania sulle cultivar autoctone etnee in collaborazione con l’Associazione Graspo di cui Sassotondo fa parte.

Graspo
L’ Associazione Graspo, acronimo di (Gruppo di ricerca ampelografica per la salvaguardia e preservazione dell’originalità e della biodiversità viticola), è stata fondata da Aldo Lorenzoni e dagli enologi Luigino Bertolazzi e Giuseppe Carcereri de Prati con lo scopo di riscoprire, identificare, catalogare e “vinificare” antichi vitigni in via d’estinzione.
Nel volume edito dall’Associazione “La biodiversità viticola. I custodi. I vitigni. I vini.” sono attualmente censiti 50 vitigni di alcuni dei quali sopravvivono pochissimi esemplari, spesso si tratta di pochi ceppi, ad esempio l’Hoertroete (Roter Hörtling) vitigno del quale esistono solamente 2 (due) piante a Magreid e in pochissimi altri casi si superano la decina d’ettari.
Come sopra specificato le uve di questi vitigni vengono anche vinificate ottenendone in alcuni casi pochissime (eufemismo) bottiglie.
Lorenzo Colombo

 

 

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