Tenuta La Pazzaglia
Acquistata nel 1990 –quand’era in completo stato d’abbandono- dalla famiglia Verdecchia, la Tenuta La Pazzaglia dispone di 37 ettari -dei quali 12 a vigneto- a Castiglione in Teverina, pochi chilometri a Sud-Est di Orvieto.
Impostata inizialmente sulla coltivazione di vitigni internazionali, con l’avvento in azienda della nuova generazione, ovvero i tre figli di Randolfo, ci si sta sempre più orientando sulla produzione di vini da vitigni autoctoni, soprattutto ottenuti dalle due tipologie di Grechetto (109 e G5).
I compiti dei i tre fratelli sono chiaramente distribuiti, la conduzione dei vigneti è affidata a Pierfrancesco, Maria Teresa si occupa della cantina mentre Laura gestisce la parte commerciale, il tutto con l’aiuto dell’enologo Daniele di Mambro.
La produzione annuale è di circa 40.000 bottiglie la maggior parte delle quali vendute in regione e destinate unicamente al canale Ho.Re.Ca.
Ultima cosa, non certo in quanto ad importanza, è data dall’utilizzo quasi generalizzato delle chiusure con tappo a vite, segno questo che non solo i produttori, ma anche i ristoratori e gli enotecari hanno ormai chiaro che l’assioma tappo di sughero = vino importante è un tabù ormai superato.
Siamo stati in azienda a fine luglio, grazie all’amico Carlo Zucchetti ed in compagnia di Laura e Maria Teresa abbiamo avuto l’opportunità di assaggiare alcuni dei loro vini, tra i quali un’interessante verticale di Poggio Triale, cosa che ci ha permesso di verificarne la tenuta nel tempo oltre che di constatarne le differenze dovute all’andamento climatico delle diverse annate.
I vini degustati:
– Lazio Bianco Igp “Miadimia”
Il vino è frutto di un blend tra grechetto, trebbiano, verdello e drupeggio, vinificazione ed affinamento si svolgono in vasche d’acciaio.
Due le annate degustate, abbiamo preferito la 2019.
– Annata 2019 – Color paglierino-verdolino luminoso.
Fresco e pulito al naso, erbe officinali e frutta a polpa bianca.
Il vino è fresco anche al palato, leggero di corpo presenta note vegetali e leggeri accenni tannici, buona la sua persistenza.
– Annata 2018 – Giallo paglierino luminoso, diversa la tonalità rispetto al precedente.
Al naso è più complesso e presenta legger accenni d’idrocarburi.
Sapido ed un poco evoluto alla bocca.
– Lazio Igp Grechetto 109 – Annata 2019
Il nome del vino è quello del clone utilizzato, ovvero il Grechetto 109, conosciuto anche come Grechetto d’Orvieto. La vinificazione si svolge in vasche d’acciaio.
Color paglierino-verdolino.
Fresco ed intenso al naso, di buona eleganza, sentori vegetali e d’erbe officinali.
Fresco e sapido, verticale, con bella vena acida e leggeri accenni tannici, note mandorlate e vegetali, molto lungo il suo fin di bocca.
La verticale del Lazio Igp Poggio Triale
Il vitigno utilizzato per questo vino è il Grechetto G5, conosciuto come Grechetto di Todi o Grechetto Gentile.
Fermentazione ed affinamento si svolgono in vasche d’acciaio dove il vino s’affina per circa sei mesi sulle fecce fini, segue quindi un periodo di sosta in bottiglia di nove/dodici mesi.
– 2019 – Color verdolino-paglierino luminoso.
Intenso al naso, di buona eleganza, presenta sentori d’erbe officinali e di frutta gialla matura.
fresco e succoso al palato, sapido, note vegetali ed accenni tannici, chiude mandorlato con buona persistenza.
– 2018 – Paglierino-verdolino luminoso, di buona intensità.
Intenso al naso, dove, oltre ai sentori già percepiti nel vino dell’annata 2019 (erbe officinali e frutta gialla), si percepiscono leggeri accenni d’idrocarburi.
Discretamente strutturato, fresco, e verticale, con bella vena acida, chiude leggermente amaricante.
– 2017 – Color paglierino-verdolino.
Intenso al naso, accenni idrocarburici e leggera pungenza.
Mediamente strutturato, note vegetali, accenni tannici, chiude leggermente amarognolo.
– 2015 – Color paglierino-verdolino luminoso.
Frutto di un’annata strana, come già verificato nel Grechetto di un’altra azienda del territorio, il vino presenta infatti una curiosa nota tostata ed affumicata, come se avesse fatto un affinamento in legno.
Questa sensazione è chiaramente percepibile all’olfatto e la si ritrova poi alla bocca.
Vino completamente diverso quindi rispetto a quelli delle altre annate.
– 2014 – Color verdolino luminoso.
Delicato al naso, elegante, con sentori d’erbe officinali.
Fresco ed elegante, presenta accenni idrocarburici e leggere note piccanti che rimandano allo zenzero, lunga la sua persistenza.
Certamente il miglior vino assaggiato in questa verticale, decisamente interessante -ed ancora tutto da evolversi- il 2019.
Nota: durante i due giorni che abbiamo trascorso nel territorio della Tuscia viterbese, abbiamo avuto l’occasione d’assaggiare tre vini a base Grechetto dell’annata 2014 e tutti i tre hanno confermato quanto scritto il merito al Poggio Triale, ovvero che la 2014 è stata in questa zona, e perlomeno per questo vitigno, una grandissima annata.
La nostra degustazione si è poi conclusa con un vino rosso, il Lazio Igt Merlot “Montijone” 2017
Color granato luminoso.
Intenso al naso, decisamente tipico con le sue note vegetali che rimandano al peperone.
Sapido e succoso, nuovamente la nota vegetale è quella più presente, buona la sua persistenza.
Infine una curiosità: ci siamo chiesti il significato delle lettere A R nel logo aziendale e sulle etichette dei vini, la risposta è assai semplice, sono le iniziali di Agnese e Randolfo, coloro che negli anni ’90 acquistarono la tenuta dandole nuova vita.
Lorenzo Colombo
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[…] La Pazzaglia, l’avevamo già assaggiato lo scorso anno durante una verticale tenuta in azienda (vedi). Assaggiato quindi un anno dopo l’abbiamo trovato di un color paglierino luminoso tendente al […]
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